sabato 21 gennaio 2012

Il #consumismo, figlio deviato dei lumi?

If God held enclosed in His right hand all truth and in His left hand the ever-living striving for truth, although with the qualification that I must for ever err, and said to me «Choose», I should humbly choose the left hand and say «Father, give! Pure truth is for Thee alone!»
Se Dio tenesse chiusa nella Sua mano destra tutta la verità e nella Sua mano sinistra il sempiterno protendersi verso la verità, pur con la clausola di dover per sempre vagare, e mi dicesse «Scegli», io dovrei umilmente scegliere la mano sinistra e dire «Padre, dammi! La verità pura è per te solo!»

La massima che avete appena letto appartiene a Gotthold Ephraim Lessing, illuminista tedesco vissuto tra il 1729 e il 1781. La Wikipedia italiana la presenta come espressione tipicamente «antidogmatica», in base a cui «ogni conoscenza acquisita deve essere aperta alle correzioni e ai contributi che vengono dalle nuove esperienze così che la conoscenza autentica» è soltanto «quella di chi si espone alla ricerca rischiosa di nuovi risultati.»

L'originalità di Lessing non risiede tanto nell'idea che egli espone, quanto nel contesto, nuovo, in cui essa è collocata: quello della ricerca (scientifica) della verità.

Dal canto suo, il filosofo australiano John Passmore, nella sua opera The perfectibility of man, la indica fra gli esempi del più generale concetto di perfezione, nella forma che questo andava assumendo al tempo dei lumi.

[...] in the eighteenth century did it come to be widely believed that man's aspirations should be unending, that his enjoyments do not lie in fruition but in action.

«Fu nel diciottesimo secolo» suggerisce Passmore «che si venne largamente a credere che le aspirazioni dell'uomo dovessero non avere mai fine, che il godimento non giace nella fruizione ma nell'azione.» Come si può facilmente intuire, tali considerazioni non mancano di risvolti sulla percezione che i pensatori del '700 avevano sull'Uomo e sulla società. Ad esempio, un contemporaneo di Lessing, lo scozzese Adam Ferguson (1723-1816) afferma nel 1767:

We mistake human nature if we wish for a termination of labour, or a scene of repose. When men seek pure enjoyment, or a termination of trouble, they overlook the source from which most of our present satisfactions are really drawn - the activity itself.
Fraintendiamo la natura umana se auspichiamo la fine del lavoro, o uno scenario di quiete. Quando gli uomini cercano il godimento puro, o il termine dei problemi, non considerano la fonte da cui la maggior parte delle nostre attuali soddisfazioni sono realmente attinte - l'attività in se stessa.

Si tratta di un ragionamento che, pur sotto diversi aspetti, è familiare ai più, che possono, a seconda dei casi e dei gusti, trovarne riscontro nell'antica teoria buddhista dell'attaccamento, piuttosto che nell'immagine "romantica" del nomade spensieratoper la stessa ragione del viaggio, viaggiare»). La ricerca di un qualcosa è un tassello del mosaico della vita, o se vogliamo è la vita stessa a configurarsi come una continua tensione verso un mistero prezioso. Ma l'assenza di una meta, o quanto meno di una meta precisa, può avere anche altre conseguenze, per alcuni assai più concrete - conseguenze che probabilmente né Lessing né Ferguson avevano previsto, e nelle quali tanto meno si sarebbero rispecchiati.

A distanza di oltre duecento anni, quello della «ricerca superiore al possesso» è un pattern che ritorna e che si è imposto non solo nel campo della scienza, ma anche (per non dire soprattutto) nel campo dell'economia.

Il marketing, coi suoi studi, le sue statistiche, le sue "tecniche", elegge lo scenario di "inquietudine" dell'Uomo moderno non già a semplice necessità naturalmente intesa, così come in Ferguson, ma eleva tale stato di frenetica conquista ad alimento di un meccanismo il quale, ben lungi dal limitarsi a facilitare l'incontro fra domanda e offerta, tenta per mezzo di continui stimoli di creare suddetta domanda. E lo sforzo titanico dell'Uomo-consumatore riconosce con ogni evidenza, per mezzo del comune "antenato" illuminista, un rapporto di stretta parentela con l'Uomo-scienziato che come una sorta di Ulisse dantesco diventa "sottoposto" di una curiosità smodata e priva di obiettivi scientificamente identificabili. E forse - il tempo ce lo dirà - autolesiva.

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